Il mio ultimo racconto, anzi, il primo di una serie.
perché la vita è fatta di reazioni a cui corrispondono sempre delle azioni uguali e contrarie.
Spero di emozionarvi con tutte quante le storie.
Buona lettura a tutti.
Spero di emozionarvi con tutte quante le storie.
Buona lettura a tutti.
Reazione alla negazione dell’orgasmo • quando
un’aspettativa agita nuove reazioni
«Masturbati ma guai a te se vieni. Voglio il
tuo slip fradicio. Non perdere tempo. Hai solo dieci minuti a disposizione. Non
uno di più non uno di meno, perciò sbrigati!» lo guardai sbigottita per il tono
perentorio che aveva usato, agitato: invece lui era tranquillo come se avesse
appena ordinato un caffè,
mentre io tremavo per l'eccitazione che le sue parole mi avevano risvegliato.
Stava fermo davanti a me impassibile, avrei voluto che mi toccasse ma non lo
fece. Immaginai le sue mani perlustrare il mio corpo.
«Io non ho tempo da perdere. Ricordati che
non devi venire» poi abbassò il tono della voce per sussurrare un ultimo
ordine: «lecca
le tue dita e dimmi che sapore hai.»
Dieci
minuti erano un tempo ridicolo per una che come me non stava con un uomo da
tempo, ma in quel momento mi accorsi che mi sarebbe bastato un solo attimo per
godere.
Gli
detti le spalle e sentendolo allontanarsi da me, mi bloccai davanti alla sua
scrivania: tutto era completamente bianco, asettico, ogni oggetto era al posto
giusto... niente di superfluo o troppo vistoso. Appoggiai le mani sul piano per
cercare di restare in piedi, mentre la voce di Luca mi martellava nella mente e
rimbalzava nella figa, minando sempre di più la mia stabilità. Con lo sguardo cercai un orologio per
vedere quanto tempo avessi a disposizione, nulla da fare non ne vidi nemmeno
uno. Sicuramente almeno due interminabili minuti erano passati, dovevo
resistere ancora un po'.
Sentivo
lo slip bagnarsi sempre di più: la mia figa non ne voleva sapere, reclamava il
suo orgasmo, ma l’ordine era di non venire.
Respirai
profondamente cercando di calmarmi, sbottonai la camicetta tirandomi fuori i
seni dalle coppe del reggiseno per potermi strizzare in piena libertà i capezzoli. Arrotolai la gonna fino alla
vita. Feci scivolare le dita sul bordo morbido dello slip seguendone tutto il
percorso: sul ventre, da davanti a dietro, sui fianchi, intorno all’inguine a
segnare le cosce. Infine un dito s’intrufolò
sotto la stoffa e armeggiò nell'umidore caldo.
Racconto presente nella raccolta intitolata "Reazioni" M.C.§E.H.©2016 CC-BY-NC-ND #WorkInProgressReazioni